Il nome "Cureglia" L'origine del nome "Cureglia" è per il momento ignota. Si fanno varie congetture, è dato tuttavia per certo che nel '400 si scriveva "Cureya" e nel '500 "Cureia". G.B. Tarilli firma l'affresco raffigurante l'Ultima Cena nella Basilica di S. Donato a Sesto Calende con "Iovannes Baptista Tarillus de Curia vallis Lugani pingebat"Anno 1581, nello stesso secolo appare anche il termine "Curelia". L'agglomerato abitativo primitivo ha origini lontane, certamente medievali. Le terre ora comprese nel territorio giurisdizionale del comune appartennero quasi certamente in parte, al Capitolo di Como, all'abbazia di S. Pietro in Ciel d'Oro di Pavia ed al Monastero di S. Ambrogio in Milano. È noto infatti che dette congregazioni ecclesiastiche possedevano terre a Comano ed a Cadempino. Si può quindi verosimilmente supporre che i loro beni si estendessero anche nel nostro comprensorio. Ma oltre alla famiglia Rusca, di nobili origini, Cureglia vanta alcune altre famiglie patrizie che dettero i natali a personaggi cospicui del tempo andato. Nota il Franscini nella sua "Svizzera Italiana": di tre valentuomini principalmente si loda Cureglia. Di Giovanbattista Tarilli, dipintore del sec. XVI, dell'ingegnere Caresana e Andrea Brilli. Quest'ultimo nato nel 1682 si segnalò nell'armi per modo che da più umil gradi della milizia, fu promosso al generalato negli eserciti moscoviti e finì di vivere governatore di Riga.
Cronistoria di Casa Rusca
Dal 1986 sede dell'amministrazione comunale, Casa Rusca è stata acquistata dalla "Fondazione di cultura religiosa San Benedetto" gestita da suore benedettine di rito cristiano orientale, che dal 1950 ospitavano e prestavano aiuto agli ecclesiastici profughi delle repubbliche socialiste sovietiche. La villa è stata edificata da Vitale Rusca negli anni 1820-1823 dopo aver ottenuto dall'assemblea comunale il permesso di spostare la strada comunale che dal nucleo Pianello scendeva verso la Vestoscia. Vitale Rusca è stato membro del Gran Consiglio nel 1830, Consigliere di Stato nel 1838 e Sindaco del Comune. Alla sua morte nel 1862, la proprietà passa agli eredi Brilli che si succedono fino al 1920 quando Lavinia ed Emilia Rezzonico ne decidono la vendita a Vittore Ris, uomo d’affari attivo nel commercio della gomma a Sumatra, che la riporta agli antichi splendori. Nel 1943 la villa è acquistata da Alberto Facchinetti, facoltoso salumiere di Lugano, con lo scopo recondito di metterla a disposizione di Benito Mussolini, che, pur navigando in cattive acque nella sua Italia fascista, poteva contare su numerosi appassionati sostenitori della sua politica. L'affare non va in porto anche per i noti fatti di Dongo del 28 aprile 1945. Nel 1948 la proprietà passa nelle mani di Olga Poudret residente a Canobbio, cognata del Generale Henri Guisan. Nel 1949 la rivende però alla Fondazione San Benedetto. Infine nel 1983 la villa e il parco sono acquistati dal Comune di Cureglia. La Casa e il Parco Rusca
Vitale Rusca (1790-1862), discendente della grande famiglia ticinese documentata a Cureglia sin dal 1733, concepisce il complesso della villa con il parco attiguo attorno al 1820. Si presume che i lavori di edificazione si siano conclusi nel 1823 (data riportata in calce all'affresco della "Madonna della Seggiola" di foggia raffaellesca posto sulla facciata nord-ovest). Il massiccio palazzotto in stile classico presenta una solida facciata verso la strada comunale e il monolitico edificio trova un gentile contraltare sul fronte opposto, dove si apre il giardino paesaggistico formato da lotti simmetrici, scanditi da terrazzi che tramite l'asse longitudinale conducono fino alla cancellata, concepita e realizzata nel 1997 dall'architetto Livio Vacchini, che valorizza la profondità del giardino. La fisionomia originaria del parco non doveva differire molto dall'attuale: i primi due terrazzi ombrosi ed arborei per il ristoro, ed uno spiazzo erboso e soleggiato secondo la consuetudine ottocentesca. Dal 1991 al 2001, nel parco sono state accolte le opere di artisti di richiamo internazionale nell’ambito della “Biennale di scultura all’aperto” sposatesi perfettamente con l'ambiente circostante, che hanno lasciato nel parco segni tangibili del loro passaggio, ossia le personali di Nag Arnoldi, Max Weiss, André Raboud e Gianfredo Camesi, e le due collettive che hanno ospitato opere di Arcangelo, Hidetoshi Nagasawa, Carmen Perrin, Reto Rigassi, John Armleder, Giulio Paolini, Flavio Paolucci, Remo Salvadori. La villa, così come si presenta attualmente, sarebbe sorta dopo la demolizione di una precedente dimora della famiglia Rusca, ubicata nella parte alta del giardino. L'edificio ed il vasto parco denunciano il loro carattere di costruzione gentilizia ottocentesca. L'assetto statico-strutturale dell'immobile è solido e ben definito. Molti locali, in particolare quelli posti sul lato nobile, sono ampi, alcuni con soffitto strutturato a volta, altri plafonati a gesso recanti motivi decorativi. |